L’ecosostenibilità è un obiettivo importante perché siamo consapevoli che non dobbiamo devastare la casa in cui viviamo, ma solo negli ultimi anni questo pensiero sta emergendo nella consapevolezza collettiva come un valore importante.

Il nostro territorio ha fortunatamente da sempre praticato quella che oggi viene chiamata “economia circolare” affermandosi nel mondo grazie a questo suo tratto distintivo di portare a nuova “vita” o nobilitare quello che per molti risulterebbe un’inutile scarto o un prodotto di second’ordine.

Andando indietro nel tempo una prima testimonianza della capacità di adattamento e riuso tutta pratese si ha con l’arrivo della carta in Europa (XII secolo) che ha spazzato via l’uso della pergamena in modo inesorabile.

La città si è adattata sin dalla fine del XIII secolo, avviando la lavorazione della carta a partire da stracci di lino, canapa e cotone, insieme a scarti della lavorazione della concia (il carniccio). L’apice arrivò nella prima metà del 1700, dove alla Briglia fu costruita la più grande cartiera d’Italia.

Per dare un’idea di misura reale del recupero da riciclo tramite questa produzione, per fare circa 250 Kg di carta (50.000 fogli A4), erano necessari 360 Kg di cenci e 45 Kg di carniccio, materiale che altrimenti sarebbe stato sprecato.

C’è poi la gastronomia dove il nostro territorio offre molte specialità ed esempi di cui, per non dilungarci, ci piace ricordare più peculiare dal punto di vista del recupero degli sprechi che è senza dubbio la Mortadella di Prato.

Questo insaccato, oggi con marchio IGP, si ritrova nei documenti con data certa nella prima metà del 1700, ma c’è chi dice abbia addirittura origini medievali. In sostanza, la Mortadella di Prato nacque per la necessità di utilizzare al meglio le carni suine di seconda scelta e veniva aromatizzata con spezie e alchermes. L’alchermes è un liquore che un tempo veniva derivato dal “rosso di cocciniglia”, un insetto da cui si ricava il colorante anche per la tintura delle “pezze” (i grandi rotoli di stoffa).

E poi come dimenticare ciò che ha portato il mondo a Prato ovvero l’attività del “cenciaiolo“.

Curzo Malaparte in “Maledetti Toscani” scriveva: “Poiché tutta a Prato finisce la storia d’Italia e d’Europa: tutta a Prato, in stracci.”.

Il cenciaiolo è colui che lavora gli stracci per portare a nuova vita il tessuto che altrimenti finirebbe buttato via. In Europa vengono acquistati oltre 6 milioni di tonnellate all’anno di vestiti con un trend di consumi in crescita, è quindi difficile negare che il rifiuto tessile di oggi diventerà la nuova plastica di domani. Se non riusciremo a trovare una strategia concreta per questo futuro problema, ci ritroveremo nuovamente tra le mani una bomba ecologica pronta a far danni come è successo con la plastica.

Purtroppo oggi l’attività del cenciaiolo si è persa in parte (a favore di paesi dove la manodopera ha un costo inferiore) anche se per fortuna esistono sul nostro territorio iniziative che tentano di ripensare in chiave moderna il lavoro con i cenci, ad esempio l’azienda pratese Rifò.

Tutto sembra legarsi nel nostro territorio con una naturalezza unica: per ciò che è stata una necessità abbiamo trovato il modo di farne una virtù. La ricchezza che abbiamo a Prato è la capacità da sempre di rendere una nuova vita di pregio alle cose che il mondo giudica finite.

Oggi più che mai con la consapevolezza diffusa del valore dell’economia circolare, crediamo che Prato e il suo territorio abbiano i numeri per tornare protagonisti grazie a quello spirito ed a quella intraprendenza che siamo sempre stati bravi a canalizzare per fare quello che molti non erano capaci di fare.

Per questo ci piacerebbe raccogliere le storie e le esperienze quotidiane del nostro territorio, per dare voce a questo ingegno e sostenerlo incoraggiando anche le piccole esperienze nella crescita e cercando di aiutare le idee ad attecchire e dare frutto. Per questo chiediamo a chi lo desidera di inviarci con una mail a info@pratoinazione.it la propria idea o la propria esperienza per entrare meglio, e più a fondo, nei bisogni, allo scopo di poter lavorare una proposta per il sostegno e la crescita di queste attività sostenibili mantenendo la tradizione e la forza propulsiva del nostro territorio.

 

Riferimenti

Piccardi, Marco. “I Primi Anni Della Cartiera Della Briglia.” Archivio Storico Italiano, vol. 146, no. 3 (537), 1988, pp. 409–457. 

Qualigeo

Prospetto del Parlamento Europeo sull’impatto ambientale dell’industria tessile

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