Dare un futuro al nostro futuro

Ha avuto risonanza nazionale il caso della maestra pratese Francesca Sivieri, “sgridata” da alcuni rappresentanti degli insegnanti a causa della sua iniziativa a favore dei più piccoli che si chiama Prati nelle storie. Durante i vari appuntamenti all’aperto, la maestra racconta delle storie ai bambini che non sono più potuti tornare a scuola a causa del Covid-19.

L’iniziativa della maestra Francesca non è nata con un obbligo sancito da qualche legge, semplicemente è nata dalla passione per il proprio lavoro. In ambito aziendale questo comportamento lo definiremmo “proattività“, una qualità importante e solitamente molto ricercata. Invece è stato definito un gesto “in barba alle norme”, che fa passare per vagabonde le sue colleghe. Questa definizione commette sicuramente un’ingiustizia nei confronti della maestra Francesca e di tutti gli insegnanti che lavorano con la stessa passione.

Le norme relative al distanziamento sociale e all’utilizzo delle mascherine hanno consentito la riapertura dei negozi e degli uffici dove, al chiuso, c’è oggettivamente maggior rischio di contagio. Leggere delle favole ai bambini all’aperto in un parco pubblico, distanziati secondo le norme, non causa più pericolo di infezione da coronavirus di quanto non ci sia pericolo ad andare in un piccolo supermercato o in ufficio al chiuso (per capire questo, è sufficiente leggere la definizione di “contatto stretto” del Ministero della Salute).

Se riteniamo lecito e sacrosanto il diritto a riprendere il lavoro, dovremmo però avere la stessa misura quando valutiamo iniziative che non riguardano il lavoro di oggi, ma il futuro dei nostri figli. Per avere una scuola migliore è essenziale incentivare comportamenti proattivi da parte degli insegnanti, invece che reprimerli per farli agire come se fossero dei robot che rispondono a dei comandi esterni.

Se l’iniziativa rispetta le leggi, i bambini ne sono entusiasti ed i genitori la apprezzano, perché non lasciare libera la maestra di portare avanti il suo progetto?

Criticare senza fornire soluzioni alternative rende un’azione politica inadeguata, per questo noi di Prato in Azione faremo un incontro pubblico, virtuale, il 26 giugno dove parleremo di scuola, di meritocrazia e di proposte per il futuro.

Leggi anche le proposte di Azione per la scuola nella fase post-coronavirus.

 

 

Aggregazione Industriale nel tessile, un appuntamento con la storia

La rinascita post-Covid del distretto tessile pratese

Come non perdere l’appuntamento con la storia

Dopo la ripartenza delle imprese tessili, a seguito del lock down, si è sviluppato nel distretto un dibattito molto interessante per la nostra realtà: quello dell’aggregazione delle PMI del settore tessile.
Vogliamo entrare in questo dibattito, seppur non nuovo, portando il nostro contributo, le nostre idee e offrendo con entusiasmo la collaborazione del nostro comitato (col supporto delle competenze di Azione) per aiutare le aziende del territorio a realizzare un grande progetto.

Prima di sviluppare la nostra trattazione vogliamo esprimere subito grande apprezzamento per tutti coloro che hanno indicato questa come la via da percorrere e troviamo questa modalità di sviluppo lungimirante e portatrice di una visione sana che manca non solo a livello locale del distretto ma in molti distretti produttivi italiani. A questo riguardiamo riportiamo anche l’attenzione a livello nazionale per la questione riportando le parole di Alberto Baban promotore di AzioneAzione segue con interesse il dibattito che si sta sviluppando a Prato. Le fusioni tra imprese sono lodevoli ma necessitano di premialità fiscale da parte dello Stato, che ad oggi non è sufficiente. Si potrebbe ad esempio ipotizzare per un determinato periodo di tempo il congelamento dell’imposta sul reddito delle aziende per la società di nuova costituzione frutto della fusione. Non solo sarebbe un segnale di incoraggiamento da parte dallo Stato, ma la prova di aver capito la delicatezza del momento storico che stiamo vivendo, dove “dimensione” diventerà sempre più sinonimo di “protezione” e competitività nei mercati globali.

Contesto storico ed economico.

La storia del nostro distretto ci racconta di come già negli anni ‘30 del secolo scorso, erano stati scritti dei verbali dell’Unione Industriale Pratese, che riportavano un dibattito su questa possibilità di aggregazione. Insomma, la visione lungimirante di come aggregati industriali più grandi, potessero aumentare la competitività sul mercato e rappresentare un rafforzamento dell’economia del distretto che oggi conta 30.000 addetti nel tessile e nell’abbigliamento e oltre 7.000 imprese, con un fatturato di oltre 4 miliardi di euro ed un export che supera il 50% del fatturato.

Come già si evidenzia dai dati il tessuto produttivo, in particolare nel segmento del tessile, è composto in maggior parte da aziende che vanno dagli 1 ai 9 addetti e dai 10 ai 49. Ma per competere nel dopo COVID a livello internazionale bisogna guadagnare in efficienza e abbattere i costi fissi dell’export e dell’innovazione di prodotto. Una strada per farlo è senz’altro la crescita tramite fusione, che comporta un lodevole salto culturale da parte degli imprenditori che uniscono le proprie aziende, superando assetti di governance e management del passato.

Perchè aggregarsi?

L’aggregazione produce una lunga lista di benefici e in questo primo articolo sul tema vogliamo indicarne in maniera rapida alcuna ripromettendoci di appronfondire, anche su richiesta, quelli che risulteranno più interessanti.
I principali benefici possono essere riassunti nei settori del:
Marketing: concentrazione delle risorse, maggiore potenzialità economica per lo sviluppo di una solida brand identity

Ricerca e Sviluppo: La somma delle risorse, talvolta esigue se prese singolarmente, che ogni singola azienda può dedicare a questo punto, consentirebbe di realizzare dei veri reparti di “ricerca e sviluppo” capaci di innovare ed evolvere, sia il prodotto che il processo, mantenendo in questo modo competitività per le singole aziende, magari piccole realtà, che non riescono ad evolversi rapidamente singolarmente.

Maggior potere contrattuale verso i grandi clienti, soprattutto internazionali, che consentirebbe di evitare potenziali soprusi (sconti forzati o clausole contrattuali imposte);

Maggior forza nella trattativa con le banche per l’accesso al credito;

Maggiori risultati dagli sforzi commerciali per proporsi sul mercato globale.

Controllo di qualità del prodotto. Questo è un tema che, come la ricerca e sviluppo, non tutte le piccole aziende possono allocare importanti investimenti. Con l’aggregazione diventano “sostenibili” a livello economico politiche e processi di qualità piuttosto che la costruzione di organismi interni di controllo

Come fare per poter unire le forze e rinascere?

Il concetto fondamentale è quello della consapevolezza, per tutti gli aderenti, di entrare in qualcosa di più grande che produce benefici per tutti se ci si crede e si condivide un progetto comune.Ancorati fortemente su questo cambio di mentalità si potrà procedere per gradi cosi da costruire un solido legame di fiducia secondo i passi già indicati da molti:
1. Unire gli imprenditori che abbiano una volontà forte di condivisione delle finalità e delle regole;
2. Ricerca della qualità nella produzione dei tessuti da proporre sul mercato globale;
3. Sottoscrivere un accordo riassuntivo dell’unione d’intenti, come passo precursore del consorzio vero e proprio.

Un modello che funziona ?

Il modello dell’aggregazione funziona e la dimostrazione si può avere senza andare a cercare tanto lontano; ci sono infatti esempi a noi molto vicini, come quello del consorzio del Parmigiano Reggiano. Questo consorzio è composto da 330 aziende che hanno saputo unirsi per realizzare qualcosa una grande eccellenza italiana. L’unione le ha rese capaci di standardizzare i processi, creare senso di appartenenza, lavorare al miglioramento costante del prodotto, investire sull’identità del prodotto e sul marketing.
Il risultato di questa unione è un prodotto di altissima qualità, conosciuto e riconosciuto nel mondo con un fatturato che è cresciuto in maniera verticale a seguito del consolidamento del consorzio e grazie al lavoro di quest’ultimo.
La proposta di Azione per un possibile punto di partenza
La creazione di un consorzio è possibile quando gli egoismi ed il protagonismo individuale lascia il posto al senso di comunità, cosa spesso non facile per chi vive cercando di raggiungere il fatturato mensile e con una difficoltà a guardare oltre i problemi della gestione aziendale.

Creare prodotti innovativi, di eccellenza a livello industriale e non “da artigiano”, questo certamente darebbe un obiettivo comune ed un senso di appartenenza, esattamente come funzionano altri consorzi stabili italiani.
Questo è per noi il punto di partenza per creare qualcosa di unico nel nostro territorio.
Ciò che sappiamo è che il mercato sta cambiando ancora. L’enorme crescita della “green economy” sta per travolgere anche il comparto tessile.
Non si tratta solo di economia circolare, sulla quale il distretto tessile di Prato si è dimostrato essere un campione ormai da centinaia di anni. Iniziative di questo genere nascono ancora oggi e funzionano già molto bene.
Si tratta invece di unire le forze per creare innovazione di prodotto, accedere al mercato internazionale con tessuti e capi di abbigliamento all’avanguardia e di qualità superiore.
Esempi di queste possibilità sono sempre più evidenti: il secondo posto della Manifattura Tessile Toscana al 7 ° Hightex Award1 con un prodotto innovativo misto di lana e nylon con stampa grafica, oppure le proposte di tessuto basate sul grafene che sono nate all’interno del progetto GRATA (Grafene per il Tessile Avanzato e la Moda) finanziato dalla Regione Lombardia grazie ai fondi europei.

E la politica ?

La politica può fare molto in questo contesto se ha una visione e un’idea precisa di futuro e se possiede delle competenze e delle esperienze da poter portare. Crediamo che un compito forte delle istituzioni cittadine, al fianco delle quali ci batteremo, se saranno pronte ad affiancarci e a supportare questa nostra idea, è quello di creare tavoli di confronto concreti in cui formare, informare e far dibattere le aziende per aiutarle a incontrarsi e a scoprire il valore della loro unione. E’ compito sempre delle istituzioni, che sappiano vedere oltre il momento presente, accompagnare le aziende in questo percorso, fornendo una visione del futuro e un quadro normativo di riferimento che eviti a queste di trovare faticosi e complessi ostacoli burocratici su un percorso complesso e fragile come quello di unione.
Saremo pronti anche a verificare e gestire eventuali fonti di finanziamento, sia europee, che del ministero dello sviluppo economico per supportare questa iniziativa e cercare di minimizzare l’investimento.

Per concludere

Siamo fiduciosi che l’imprenditoria pratese non mancherà, in questa come in molte occasioni, l’appuntamento con la storia per questo salto di qualità culturale ed economico ponendosi e ponendo il distretto come esempio virtuoso per tutti coloro che si trovano ad affrontare la sfida dell’economia globale e che possono trovare nuovo slancio nella competitività grazie a funzionali dinamiche di aggregazione.

 

il comitato Prato in Azione

Prato Riparte. Lettera aperta al Sindaco Matteo Biffoni

Caro Matteo,

Abbiamo scelto di scriverti direttamente per chiedere il tuo intervento e il tuo impegno riguardo delle questioni che ci stanno molto a cuore: il sostegno per tutte le piccole attività della città che rischiano, dopo questa terribile crisi, di non riaprire; e il supporto a tutte le persone che in questo momento hanno paura per il futuro della propria attività economica o per il proprio posto di lavoro.

Per questa ragione vogliamo riportarti un estratto di un messaggio inviatoci da Irene Pompeo, giovane insegnante di sostegno di una scuola media pratese pubblicato oggi su “il Tirreno” : “Sono circondata da persone, miei concittadini, che ad oggi vivono nell’impossibilità di riprendere la propria attività e nella paura di non poter ripagare i debiti già accumulati in questi mesi di arresto forzato. Il mio intento è quindi di lanciare un appello affinché chi si trova nella mia situazione privilegiata faccia la sua parte a favore degli altri lavoratori ben più sfortunati.”.

E’ un messaggio che non può lasciare indifferenti e che segna, come hai sempre detto, una comunità forte e unita da valori che spesso trascendono e sono la vera risorsa e la vera forza della nostra Città.

Rilanciamo per questo la nostra proposta del fondo “Prato Riparte”, sul quale abbiamo ricevuto pareri positivi da parte di CNA e ConfArtigianato, e per la quale ringraziamo il consigliere Enrico Romei per averla portata all’attenzione del Consiglio Comunale. Una proposta sulla quale lavorare e co-operare insieme, con tutti i soggetti politici, economici, sociali della nostra Città; con la speranza e l’obiettivo che possa diventare iniziativa del Comune a tutela e sostegno di tutti quei piccoli imprenditori e dei loro lavoratori oggi incerti ed intimoriti dal futuro.

Lanciamo quindi questo appello a tutte le forze politiche di opposizione e di maggioranza, alle comunità religiose, a chiunque si richiami al concetto di Comunità, al valore della fratellanza, e a tutto ciò che nella Storia ha fatto grande e permetterà di tornare ad essere grande questa Città; ad ogni singolo pratese.

Insieme possiamo convincere le banche, gli istituti assicurativi e le multinazionali che nel nostro territorio hanno storicamente trovato terreno fertile di affari, a contribuire, con donazioni e crediti agevolati, alla ripartenza e al sostegno per la prosecuzione delle attività della nostra Città, operosa e produttiva come poche altre nel nostro Paese. Riteniamo infatti che lo spirito di Enrico Mattei, uno dei più grandi imprenditori italiani, debba essere fatto proprio da questi soggetti economici, perché nessuno desideri “essere ricco in un Paese povero”.

Il nostro intento, percepibile dalle parole di Irene tanto quanto in quelle di Mattei, deve toccare più anime e coinvolgere quanti più soggetti possibile, affinché alla fine di questa emergenza la nostra memoria collettiva torni al passato con soddisfazione ed ammirazione per non aver, davvero, lasciato nessuno indietro.

Insieme, superando gli egoismi e i distinguo, con generosità, possiamo raccogliere quanto necessario a far ripartire la nostra Città, rilanciandola in un futuro roseo e speranzoso, nonché dare un importante messaggio a quanti oggi sono segnati dallo sconforto e dal dolore per un’attività che non può riaprire, per un posto di lavoro a rischio: non siete soli.

Perché solo uniti, insieme, possiamo fare in modo che “Prato Riparta”, realmente.

Con sincero affetto,
Il Comitato di Prato in Azione

Prato Riparte e Decreto Liquidità. Un confronto mirato

Il Decreto liquidità non convince, Azione lancia il fondo Prato Riparte

“Prato Riparte” è un fondo destinato alle micro imprese pratesi (società o persone fisiche) che prevede il rilascio di un finanziamento a tasso zero, pre-ammortamento di 1 anno ed una restituzione in 4 anni.
E’ il progetto lanciato dal comitato pratese di Azione, il partito che fa riferimento a Carlo Calenda e Matteo Richetti, che non ha ritenuto sufficientemente coraggiosa la soluzione proposta dal Governo con il Decreto liquidità ed ha voluto offrire alla città di Prato uno strumento diverso, più incline ad un principio di giustizia che ritiene necessario non lucrare sulle spalle delle imprese in difficoltà (indipendentemente dalla “quantità” di tale lucro).

“Tutti noi infatti abbiamo sentito l’annuncio dell’ormai famoso decreto n. 23/2020 dell’8 Aprile, il cosiddetto Decreto Liquidità, il quale prevede di dare garanzie pubbliche per favorire l’accesso al credito di imprese piccole, medie e grandi.
In particolare, le imprese più “tutelate” da questo decreto sarebbero le micro imprese o liberi professionisti, che possono richiedere un finanziamento garantito al 100% dallo stato, di massimo € 25.000 e da restituire in 6 anni con 2 anni di pre-ammortamento (si pagano solo gli interessi).

Già “gli interessi”. Perché a differenza di quanto si potrebbe pensare, è vero che le banche adotteranno una corsia preferenziale per la concessione del prestito, ma è anche vero che non concederanno il prestito gratuitamente. Secondo quanto riportato da Assolombarda, il tasso d’interesse si dovrebbe aggirare nella fascia 1,80 – 1,90%.

Se riflettiamo sulla parola “tutela”, non penso che sia intellettualmente corretto abbinarla ad un “pagamento”, soprattutto in un momento di emergenza nel quale viviamo tutti.
Per le imprese, quindi, avere dei soldi in cassa per superare le difficoltà dovute al Coronavirus avrà un costo e ovviamente le banche se lo fanno pagare ben volentieri, sapendo che il prestito è privo di rischio in quanto garantito al 100% dallo stato.

Di seguito ho ritenuto utile creare un quadro sinottico per operare un confronto più chiaro:

Decreto Liquidità

Prato Riparte

Importo massimo 25% dei ricavi 2019, comunque massimo € 25.000 Importo massimo 50% del fatturato 2019 nei corrispondenti mesi di chiusura dell’attività
Durata max 6 anni Durata max 5 anni
Pre-ammortamento 2 anni Pre-ammortamento 1 anno
Tasso d’interesse 1,80% – 1,90% (stimato) Tasso d’interesse ZERO
Iscrizione a CCIAA di Prato o sede principale a Prato se professionista
Fatturato 2019 inferiore a € 600.000

Rimando a questo nostro articolo per un elenco esaustivo delle caratteristiche della nostra proposta.

Appello per una riapertura anticipata delle attività produttive del distretto pratese

Prato è sicuramente una Provincia virtuosa nella lotta al covid 19. Secondo i dati della Regione Toscana a venerdì 10 aprile le persone risultate positive sarebbero 357 per una percentuale quindi che è inferiore al 2 per mille della popolazione. Alla luce di questi dati e considerato che anche a livello nazionale la curva dei contagi sta rallentando, Azione e Italia Viva ritengono che per Prato si possa procedere gradualmente alla fase 2 con la ripartenza di tutte le aziende ed in particolar modo il settore tessile. A questo proposito Azione e Italia Viva, considerato anche il Dpcm del 10 aprile, invitano tutti i sindaci della Provincia con in testa il presidente Francesco Puggelli a farsi portavoce dal nuovo prefetto Lucia Volpe della seguente proposta:

Consentire la riapertura delle fabbriche in presenza dei seguenti fattori:

  1. Commesse già presenti in azienda da poter lavorare;
  2. Rispetto delle disposizioni sanitarie previste dal Dpcm 10 aprile e successive modificazioni;
  3. Consentire l’accesso al lavoro solo ai dipendenti che si rechino in azienda con mezzi propri;
  4. Igienizzazione pianificata degli ambienti.

Nei fatti, anche il Consigliere Comunale Giacomo Sbolgi, ha già interrogato il Sindaco di Prato su una modulazione attenta della fase 2 per un’attenta e pianificata accelerazione delle riaperture del distretto.

I Comitati di Azione e di Italia Viva di Prato ritengono inoltre fondamentale che la ASL toscana centro metta a disposizione delle aziende prima della riapertura un preciso protocollo sanitario da rispettare che preveda anche l’uso di eventuali strumenti tecnologici per il monitoraggio della salute dei dipendenti e la rapida e certa individuazione di eventuali criticità.
Il protocollo va sottoscritto dalle imprese che intendano valersi della riapertura e devono essere dati al prefetto di concerto con l’Asl Toscana Centro pieni poteri di verifica e sanzionamento (chiusura più multa pecuniaria) in caso di violazioni.

Quanto descritto riteniamo vada attivato (elaborazione piano sanitario ASL) nel più breve tempo possibile al fine di far trovare il territorio pronto e in sicurezza alla riapertura anche nel caso questa non potesse avvenire in anticipo rispetto a quanto previsto dal Governo.